O.N.Da: uno sguardo sempre attivo sulla condizione della donna

di Simona Caporali

Come vengono curate oggi le donne in Italia? Lo chiediamo a  Francesca Merzagora, fondatrice e presindentessa di O.N.Da, l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna.

1) Cinque anni fa è nato l’Osservatorio, da chi e da cosa è nata l’idea?

L’idea di fondare l’Osservatorio è nata congiuntamente a me, al Professor Alberto Costa, Direttore della Divisione di Senologia presso la Fondazione Maugeri di Pavia e Direttore della Scuola Europea di Oncologia e al Professor Gilberto Corbellini, Professore di Bioetica e Storia della Medicina presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Patologia dell’Università di Roma “La Sapienza”. Ci siamo resi conto che le donne risultavano svantaggiate rispetto agli uomini nella tutela della loro salute, e che occorreva promuovere una consapevolezza sociale e individuale sui fattori di rischio legati alla salute femminile.

O.N.Da nasce con l’obiettivo di promuovere una cultura della salute di genere, per rendere chiaro quanto l’appartenenza al sesso femminile o maschile possa influenzare la salute e la percezione della salute. L’Osservatorio vuole sollecitare l’attenzione delle Istituzioni, del mondo della medicina, delle aziende, delle associazioni di pazienti e della popolazione femminile in generale e incoraggiare le donne a svolgere un ruolo attivo nei confronti della propria salute in tutti gli ambiti, dal mondo del lavoro, alla creazione di politiche sanitarie ad hoc.

2) Come si presenta oggi la situazione della donna, in ambito della salute, in Italia? E rispetto agli altri Paesi europei?

Sicuramente il benessere delle donne italiane, più che in altri Paesi europei, risente delle condizioni lavorative: spesso divise tra lavoro e famiglia, o soggette a contesti professionali difficili, si mostrano incapaci di controllare lo stress che inevitabilmente ne consegue. Sicuramente in Italia sarebbero necessarie ulteriori forme di tutela che tengano in conto le differenze di genere. Quest’ultimo aspetto, infatti, è ancora non sufficientemente considerato.

3) Cosa è cambiato in questi anni nella qualità dei servizi dedicati alle donne?

Sicuramente si riscontra una maggiore attenzione nei confronti dei servizi dedicati alle donne. Rilevo un miglioramento anche in virtù del prezioso ruolo svolto dagli stakeholder che ruotano attorno ai servizi erogati, costituiti dalle Istituzioni, dalle Associazioni di pazienti, dalle Strutture Ospedaliere e dalle Società Scientifiche. Certo, non è sufficiente: occorre perseguire un miglioramento sempre più netto, dettato soprattutto dalla volontà di migliorare costantemente la qualità dei servizi.

4) L’Osservatorio conferisce ogni anno i “bollini rosa” agli ospedali più meritevoli per attenzione alla cura delle donne, come si presenta la situazione?

La prima edizione Bollini Rosa si è tenuta nel 2007. In quell’occasione, sono pervenute 67 candidature. Nel corso degli anni, il numero delle stesse è andato incrementandosi considerevolmente. A distanza di quattro anni dalla prima edizione, sono pervenute oltre 350 candidature di ospedali impegnati a ottenere il nostro riconoscimento. Abbiamo notato, inoltre, come molte strutture premiate negli anni scorsi con uno o due bollini si siano ricandidate per dimostrare il loro impegno al miglioramento della propria realtà. L’attenzione alle esigenze e ai bisogni femminili viene riconosciuta sempre più spesso come fondamentale e questo non può che farci ulteriormente credere in quello che ormai è un Programma a tutti gli effetti con cadenza biennale.

5) Quali sono le patologie che ancora necessitano uno sforzo di ricerca e di miglioramento dei servizi per la cura (e l’informazione) delle donne?

Ci sono malattie molto diffuse che si considerano erroneamente maschili. Penso ad esempio al tumore al polmone o alle patologie cardiovascolari, troppo spesso trascurate o mal curate, a proposito delle quali è necessaria una maggiore azione di informazione volta a far conoscere le peculiarità delle patologie in questione.

6) O.N.Da organizza molti eventi, a scopo preventivo, su varie tematiche di salute femminile. Come risponde la popolazione italiana?

Direi molto bene: ai nostri convegni e alle nostre conferenze registriamo una grande affluenza di donne interessate a conoscere in maniera approfondita le tematiche di cui ci occupiamo.

7) Quali sono i progetti dell’Osservatorio per il 2011?

Il nostro calendario di attività per il 2011 è molto fitto: oltre alle nuove tappe delle mostre “Donne in salute” e “Foemina” e al nuovo progetto culturale “Le virtù delle donne”, O.N.Da è impegnato in diversi progetti inerenti, ad esempio, la depressione in gravidanza e nel post-partum, la salute materno-infantile (in merito alla quale abbiamo avviato una partnership con O.M.S), il disturbo da deficit di attenzione/iperattività e l’oncologia al femminile. A proposito di quest’ultima attività, vorrei evidenziare la ricerca all’interno dei reparti di oncologia di tutta Italia atta a valutare la qualità delle strutture e la capacità delle stesse di porre la paziente al centro della cura, anche attraverso l’ausilio di servizi ad hoc. A gennaio abbiamo presentato i risultati dell’indagine afferenti la realtà del Sud Italia. Seguiranno quelle del Centro e del Nord Italia.

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